martedì 5 novembre 2013

Un pregiudizio l’ "io" in poesia, caro Aldo Nove?

Iannozzi Giuseppe
Giusto un pregiudizio l’io. C’è modo e modo d’adoperarlo, uno sbagliato e uno invece necessario non fosse altro che per far dispetto a dio, cioè al nostro io; e però a ben guardare, a destra e a sinistra, in alto e in basso, dio non c’è e se sì si fa gli affari suoi, la qual cosa dovrebbe rendercelo almeno almeno un cincinnino simpatico.

Caro Aldo Nove, se vogliamo sputare in faccia all’io, bene, facciamolo e buttiamo nel cesso il 99,9% della poesia che sin dalla notte dei tempi è stata scritta per “noi” posteri e teniamoci un ridicolo 0,1% senza io. Potremmo farlo, certo che sì, gettare nell’oblio tutta la poesia dall’anno Zero a “noi”, e ci rimarrebbe in mano un pugno di mosche, nemmeno bianche: solo delle mosche, di quelle che stanno sui pesci vecchi di almeno tre giorni. Mosche ben pasciute con occhi enormi, mosche che presto sposteranno la loro luciferina anima verso qualche cadavere fresco, ancora da seppellire in terra (s)consacrata, con su uno di quegli avelli tanto cari al Foscolo.

E però io a fare il becchino non sono buono, e a dirla tutta non mi riesce granché bene neanche la parte d’improvvisarmi prete, indi per cui lascio a te, caro Aldo, il compito di seppellire il 99,9% della poesia dall’anno Zero a “noi”. Vedi un po’ tu te dove scavare le fosse. Sì, certo, dovrai scavare per un’eternità o forse anche di più, ma alla fine, alla fine avrai la tua bella soddisfazione d’aver seppellito il 99,9% della poesia che un io ce l’aveva; e alla fine, molto alla fine, la ricompensa di trovarti in terra marziana, arida, morta, vuota. Ci sarai però tu te, con il tuo io dimenticato, ci sarà nella tua testa il “tuo” amato 0,1% di poesia, quello che milioni d’anni fa decidesti di salvare per dirlo valido, e chissà che te ne farai, e chissà se esso sarà per te una minima consolazione o una suprema condanna.

(Iannozzi Giuseppe)


2 commenti:

  1. Grazie, caro Giovanni. Si parla tanto di Bob Dylan, ma si parla anche di Leonard Cohen, che non è un semplice cantautore. Nel corso della sua vita ha scritto tantissimi libri di poesia, che oggi sono patrimonio della Letteratura canadese e non solo. Non a caso è da anni candidato al Premio Nobel. E sempre è rimarchevole l'"IO" nella sua poesia così come nella narrativa. Una poesia o è buona o non lo è. L'uso dell'"IO" come segno negativo è un mero pregiudizio, perlopiù in voga presso alcuni criticoni italiani.

    Mi sono permesso di rubare una tua poesia dal tuo profilo su Fb, ovviamente indicando tutti i riferimenti. Spero di non non aver sbagliato...

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    1. Condivido in toto ciò che hai scritto, Giuseppe- Per come la penso, l'essere "lirica" è il connotato fondante di ogni poesia: ciò che la sorregge, che la fa vita.
      Per il resto... non hai sbagliato: grazie!

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