lunedì 10 ottobre 2016

mercoledì 21 settembre 2016

NOTTURNO

In questa notte occidentale
il capo mi china ossequiosa
una nostalgia di te
che mi rapisce il sonno.


Nel deserto delle ore
m'avvio con la carovana dei miei versi
che lentamente colmano la distanza
dal mio margine sfilacciato
alla tua fiumana.

Sbirciando dai vetri
curiosa s’attarda con me la luna – distratta
non scorge il sole alzatosi
dall'impronta sul tuo lenzuolo.


26 agosto 2009


(da: Vocianti - 2010)







venerdì 26 agosto 2016

CI VOLTIAMO A UNA VOCE


Ci voltiamo a una voce
o ad altro che le somigli
come il sibilo del vento
le note di un violino
le grida di una gabbiana
alla luce dell’alba.

Ci voltiamo a una voce
per poterci fermare
esaminare la posizione
misurare la nostalgia
di quell’ultima piana
col metronomo del cuore.

Ci voltiamo a una voce
per non sentirci soli
incrociare lo sguardo
distratto del passante
convincendoci la mente
che quella è la strada.

Ci voltiamo a una voce
lo stesso senza udirla
(o estraneo a noi quel timbro)
quel gesto come di natura
sperandoci alle spalle
l’incitamento di Dio.


(da: Vocianti - 2010)

domenica 21 agosto 2016

NEL DORMIVEGLIA

                                         Sentii bussare.

Aspettavo qualcuno o mi parve
il campanello di udire?
Era mio padre che veniva a trovarmi
dalla sua remotissima isola?
Un vecchio amico
che ricordava di me dopo lungo tempo?
O un amore dimenticato?
Forse erano i figli che non ho avuto
che stavano cercandomi
o il portalettere che mi recapitava
un invito per la posterità.


                                        Non seppi.

Rimasi in silenzio come chi non è in casa
trattenendo il fiato lungamente.
Non risposi con il fatidico: – Chi è?
Pensare che ci fosse qualcuno
mi bastò – dietro quella porta chiusa –
che aprirla…



(da: Il venditore di suoni tattili - 2007)

sabato 20 agosto 2016

NEANDERTHAL

L’arbitrio di Kronos mi consegnò
in un groviglio di vegetazione 
e grida di bestie che rompevano il silenzio.

Come un demone deforme
m’impaurì il fuoco 
malignamente scaturito dall'alto.
Ebbi il coraggio di rubarne un poco:
era caldo e luceva
e lo custodii 
perpetuandone i tizzoni
a futura memoria.

Di mezzo alla notte
fui attratto dall’odore di femmina
e mi congiunsi a lei 
e mi piacque 
quell’odore di fieno umido.
Quel lamento di desideri 
ci piacque.
Ci tenemmo compagnia fino alla sponda del mattino.
Da quella promessa fummo uomo e donna.

Compresi la morte
– sempre immaginata come 
un prolungatissimo nascondimento – 
e imparai a seppellire i corpi 
con fiori e cibo
perché potessero profumarsi e cibarsi 
dove non v'è segno.

Una sera 
mi venne di levare lo sguardo in alto
– silenziosamente.
Sentii in me farsi tenera l’inquietudine.

Pazientemente graffiai sulla roccia 
le cose che mi furono belle 
e questo di me che avvenne
prima delle vostre teologie.

(da: Il venditore di suoni tattili - 2007)

venerdì 19 agosto 2016

IL CRISTO DI IVAN VEČENAJ

lo disegnai su cartoncino bianco
100×50 con mina morbida
la Pasqua del mille e novecentosettantacinque.

imparai a mente la figura tagliuzzata di quel Corpo
attorcigliato a un tronco d’albero
dove cola il fiume la sua parlata podravina.

lo regalai a una ragazza del sud
non ne ricordo più il nome
ma nella mano m’è rimasto il segno dei cristi
dei rami storti
di tutte le gerarchie delle invocazioni.

sotto le palpebre chiuse
con due tratti neri ci nascosi una bugia:
chi l’avesse scovata
è pregato di pubblicarla sulla gazzetta

per tre volte
al canto del gallo.


(aprile 2015)

giovedì 18 agosto 2016

TALAMO


delle mie carezze
te ne ricorderai
tu sola

prendimi nel buio le mani
e copri dal freddo
la verità.